Pseudonimi e nomi.
Quante maschere indossiamo in una vita?
Apparenze, apparire, essere, credere, provare.
Timida, scontrosa, affettuosa e da sempre cresciuta con i gatti.
Molly e Mimì (madre e figlia, la prima a pelo lungo grigio, la seconda con il manto del siamese)
Rossino (bianco tigrato di rosso)
Tito e Lulú (fratelli, lei tutta nera, lui bianco e nero)
Leo e Chicca (fratelli lui rosso tigrato, lei grigio squama di tartaruga/marmorizzato)
Lulù e Leo dopo un po' sono spariti, così come Molly e Mimì.
Rossino e Tito morti per ferite e dissanguamento.
Chicca, ovviamente ancora qui a rompere le palle, da 16 anni.
Sono sempre cresciuta con i gatti, e da loro, ho imparato a miagolare.
Intorno alla 4° elementare, o meglio in quel periodo delle elementari, ho iniziato a miagolare, invece di mugugnare se ero in imbarazzo, arrabbiata, non volevo parlare, io miagolavo.
Quante maschere indossiamo in una vita?
Apparenze, apparire, essere, credere, provare.
Timida, scontrosa, affettuosa e da sempre cresciuta con i gatti.
Molly e Mimì (madre e figlia, la prima a pelo lungo grigio, la seconda con il manto del siamese)
Rossino (bianco tigrato di rosso)
Tito e Lulú (fratelli, lei tutta nera, lui bianco e nero)
Leo e Chicca (fratelli lui rosso tigrato, lei grigio squama di tartaruga/marmorizzato)
Lulù e Leo dopo un po' sono spariti, così come Molly e Mimì.
Rossino e Tito morti per ferite e dissanguamento.
Chicca, ovviamente ancora qui a rompere le palle, da 16 anni.
Sono sempre cresciuta con i gatti, e da loro, ho imparato a miagolare.
Intorno alla 4° elementare, o meglio in quel periodo delle elementari, ho iniziato a miagolare, invece di mugugnare se ero in imbarazzo, arrabbiata, non volevo parlare, io miagolavo.
In 5° elementare il gruppo classe s'è ampliato di 2 persone.
Sabine, una ragazzina rom, che purtroppo non ha fatto una fine tanto diversa da molte ragazze di quel gruppo etnico (non nego che fosse una stronza, aggressiva ecc) e Fabio.
Non nego quel anno mi presi una cotta per Fabio oltre a quella secolare per Alessandro, e quella ancor più secolare del asilo, che continuò poi alle medie, per Manuel.
Ma andiamo avanti.
Con l'entrata di Fabio in classe, l'equilibrio si dissolse un poco.
Simone, Namal, Alessandro (o forse era Diego, va beh) si unirono al nuovo arrivato, diventando più dispettosi in classe, e se con Simone fino a quel anno avevo legato bene, fu il disastro.
Nel mio vecchio diario segreto, che ormai penso di aver gettato via, quel anno, descrissi pure il fatto, che nel tentativo di difendermi, con il righetto in mano, finii per colpire Simone sulla faccia, altezza bocca, lasciando un segno.
Io sono tutto fuorchè violenta, quindi quella situazione mi è rimasta impressa.
Ma visto che io per "difesa" miagolavo, Fabio mi ribattezzò Gatto Siberiano o Gatto della Siberia.
Ai tempi, per quanto avessi il pc in casa, internet era un miraggio, ma libri sugli animali non mancavano, anche se effettivamente non avevo ben idea della maestà felina che era il gatto siberiano, ma la cosa invece che insultarmi, mi piacque, amavo talmente tanto i gatti, che essere chiamata come uno di loro non mi dava noie.
E questo nome cercai di portarmelo anche alle medie.
Solo che il Gatto Siberiano non era conosciuto dai bulletti, e lo storpiarono in Gatto Persiano -.-
I gatti persiani non mi piacciono, hanno il muso schiacciato.
Insomma il soprannome tanto amato, diventò nuovamente un insulto.
Il primo anno i più grandi, incluso il tipo che si prese uno schiaffo sonoro, presero a chiamarmi GiuDritta, i bulli più giovani... Gatto Persiano, o Gatto Miao.
Intorno alla seconda media, mi ritrovai tra le palle, i bulletti che avevo subito anche alle elementari, che avendo un anno in meno di me, ovviamente arrivarono l'anno successivo, e in quei due anni furono la mia bestia nera, in praticolare alla fermata del autobus che ci portava a casa la mattina.
Io ero sola, solitaria, anche ad aspettare l'autobus, quindi perfetto capro espiatorio.
Iniziarono gli spintoni, a momenti mi buttavano sotto le auto.
Li, i miei genitori dovettero intervenire, arrivando a parlare con i genitori dei due presunti capi banda, minacciando denunce, dato, che papà vestito "in borghese" aveva fatto da spettatore alla scena.
Quindi l'anno successivo... si limitarono solo ad insulti, a prese in giro verbali.
In quegli anni, i miei genitori avevano un amico più giovane, che aveva fatto lingue ed era andato in spagna ad insegnare l'italiano, ed ogni volta che tornava portava libri per bambini e cartoni animati in lingua spagnola.
Personalmente lo spagnolo non l'ho mai imparato, ma alcune parole si.
Quindi (perchè io quando agisco d'impulso posso solo fare danni a me stessa e a chi tengo) una volta a quei ragazzini risposi: "Vai al diablo".
Mi chiesero di ripetere, e io stupida ingenua risposi... "Va al diavolo, diablo in español"
Da lì...beh... presero a chiamarmi per insulto Diablo, ed unendo Diablo e Gatto persiano.
Gatto Diablo.
E solo molti anni dopo, ho scoperto che esiste una razza di gatto, che per le sue orecchiette arricciate, a volte viene definito Gatto diavolo... L'American Curl
Ora scappo, che devo andare a fare il mio turno di volontariato
Nessun commento:
Posta un commento
Dimmi la tua impressione